Prot. N. 553/2020
Congregazione per l’Educazione Cattolica
La diffusione del COVID-19 ha profondamente cambiato la nostra esistenza e il modo
di vivere: «ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo
stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa». 1 Alle difficoltà
sanitarie si sono aggiunte quelle economiche e sociali. I sistemi educativi di tutto il
mondo hanno sofferto la pandemia a livello sia scolastico sia accademico. Ovunque si
è cercato di assicurare una celere risposta mediante piattaforme digitali per la didattica
a distanza, la cui efficacia è stata però condizionata da una marcata disparità delle
opportunità educative e tecnologiche. Secondo alcuni recenti dati forniti delle agenzie
internazionali, circa dieci milioni di bambini non potranno avere accesso all’istruzione
nei prossimi anni, aumentando il divario educativo già esistente.
A ciò si unisce la drammatica situazione di scuole e università cattoliche che, senza
sostegno economico dello Stato, rischiano la chiusura o un radicale
ridimensionamento. Eppure, le istituzioni educative cattoliche (scuole e università)
hanno saputo, anche in questo caso, farsi frontiera avanzata della preoccupazione
educativa ponendosi a servizio della comunità ecclesiale e civile, assicurando un
servizio formativo e culturale di carattere pubblico, a beneficio dell’intera comunità.
Educazione e relazione
In questo contesto, purtroppo ancora incontrollato in diverse parti del mondo, sono
emerse alcune sfide. Anzitutto, la didattica a distanza – sebbene necessaria in questo
momento di estrema criticità – ha mostrato come l’ambiente educativo fatto di persone
che si incontrano, interagendo direttamente e “in presenza”, non costituisca
semplicemente un contesto accessorio all’attività educativa, ma la sostanza stessa di
quel rapporto di scambio e di dialogo (tra docenti e discenti), indispensabile per la
formazione della persona e per la comprensione critica della realtà. Nelle classi, nelle
aule e nei laboratori si cresce insieme e si costruisce un’identità di relazione. In tutte le
età della vita, ma tanto più nell’infanzia, nell’adolescenza e nella prima età adulta il
processo di crescita psico-pedagogico non può realizzarsi senza l’incontro con gli altri
e la presenza dell’altro fa nascere le condizioni necessarie per il fiorire della creatività
e dell’inclusione. Nel campo della ricerca scientifica, dell’investigazione accademica
e, in generale, dell’attività didattica, le relazioni interpersonali costituiscono il “luogo”
in cui transdisciplinarità e interdisciplinarità emergono come criteri culturali
fondamentali per arginare i rischi di frammentazione e disintegrazione dei saperi,
nonché per l’apertura di questi stessi saperi alla luce della Rivelazione.
La formazione degli educatori
L’ampia diffusione e la persistenza nel tempo della pandemia hanno suscitato un
diffuso senso di incertezza anche nei docenti e negli educatori. Il loro preziosissimo
apporto – profondamente cambiato durante gli anni, tanto dal punto di vista sociale
quanto dal punto di vista tecnico – ha bisogno di essere sostenuto attraverso una solida
formazione continua che sappia andare incontro alle esigenze dei tempi, senza perdere
quella sintesi tra fede, cultura e vita, che costituisce la peculiare chiave di volta della
missione educativa attuata nella scuola e nell’università cattolica. Sui docenti gravano
tante responsabilità e il loro impegno deve sempre di più trasformarsi in un’azione
reale, creativa e inclusiva. Grazie a loro si alimenta uno spirito di fraternità e
condivisione non solo con i discenti, ma anche tra le generazioni, le religioni e le
culture, nonché tra l’uomo e l’ambiente.
La persona al centro
Affinché ciò avvenga, occorre sempre rimettere al centro dell’azione educativa la
relazione con la persona concreta e tra le persone reali che costituiscono la comunità
educativa; relazione che non può trovare casa sufficiente nell’interazione mediata da
uno schermo o nelle impersonali connessioni della rete digitale. La persona concreta
e reale è l’anima stessa dei processi educativi formali e informali, nonché fonte
inesauribile di vita per la sua natura essenzialmente relazionale e comunitaria, che
sempre implica la duplice dimensione verticale (aperta alla comunione con Dio) e
orizzontale (comunione tra gli uomini). L’educazione cattolica – ispirandosi alla
visione cristiana della realtà in tutte le sue espressioni – mira alla formazione integrale
della persona chiamata a vivere in maniera responsabile una specifica vocazione in
solidarietà con gli altri uomini.
In un mondo, in cui «tutto è intimamente relazionato» 2, ci sentiamo uniti nel trovare –
secondo l’antropologia cristiana – percorsi formativi nuovi che ci consentano di
crescere insieme utilizzando gli strumenti relazionali che ci offre la tecnologia di oggi,
ma soprattutto aprendoci all’insostituibile ascolto sincero della voce dell’altro,
donando tempo per una comune riflessione e progettualità, facendo tesoro dei racconti
personali e progetti condivisi, degli insegnamenti della storia e della saggezza delle
generazioni passate. In un simile processo di formazione nella relazione e nella cultura
dell’incontro trova spazio e valorizzazione anche la “casa comune” con tutte le
creature, poiché le persone, proprio mentre si formano alla logica della comunione e
della solidarietà, già lavorano «per recuperare la serena armonia con il creato» 3, e per
configurare il mondo come «spazio di una vera fraternità» (cfr Gaudium et spes, 37).
Il servizio come fine
La situazione attuale ha fatto emergere con forza l’esigenza di un patto educativo
sempre più comunitario e condiviso, che – traendo forza dal Vangelo e dagli
insegnamenti della Chiesa – concorra in generosa e aperta sinergia alla diffusione di
un’autentica cultura dell’incontro. Per questo, le scuole e le università cattoliche sono
chiamate a formare persone disponibili a mettersi al servizio della comunità. Nel
servizio, infatti, possiamo sperimentare che c’è più gioia nel dare che nel ricevere (cfr
At 20,35) e che il nostro non può più essere il tempo dell’indifferenza, degli egoismi e
delle divisioni: «Tutto il mondo sta soffrendo e deve ritrovarsi unito nell’affrontare la
pandemia», dal momento che «la sfida che stiamo affrontando ci accomuna tutti e non
fa differenza di persone» 4. La formazione al servizio nella società per la promozione
del bene comune interpella tutti a «unire gli sforzi in un’ampia alleanza educativa per
formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e
ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna» 5.
Lavorare in rete
L’evidenza che «la pandemia ha messo in risalto quanto siamo tutti vulnerabili e
interconnessi» 6 chiede alle istituzioni educative – cattoliche e non – di contribuire alla
realizzazione di un’ alleanza educativa che, come in un movimento di squadra, abbia
l’obiettivo di «ritrovare il passo comune per ravvivare l’impegno per e con le giovani
generazioni, rinnovando la passione per un’educazione più aperta e inclusiva, capace
di ascolto paziente, dialogo costruttivo e mutua comprensione» 7. Ciò può essere
favorito da una rete più integrata di cooperazione, la quale si configura come un punto
di partenza per fissare e condividere alcuni obiettivi irrinunciabili verso cui far
convergere – in modo creativo e concreto – modelli di convivenza alternativi rispetto
a quelli di una società massificata e individualista 8. Si tratta di una responsabilità ampia
e aperta a tutti quelli che hanno a cuore la costruzione di un rinnovato progetto
educativo di lungo periodo, sulla base di istanze etiche e normative condivise. Un
prezioso contributo può essere dato dalla pastorale scolastica e universitaria nonché dai
singoli cristiani presenti in tutte le istituzioni educative.
Conclusione
La Congregazione per l’Educazione Cattolica – come già espresso nel comunicato del
14 maggio 2020 9 – rinnova la propria vicinanza ed esprime vivo apprezzamento a tutte
le comunità educative delle istituzioni scolastiche e universitarie cattoliche che,
nonostante l’emergenza sanitaria, hanno garantito lo svolgimento delle proprie attività
per non interrompere quella catena educativa che è alla base non solo dello sviluppo
personale, ma anche della vita sociale. Nella prospettiva della futura programmazione
scolastica e accademica, pur fra incertezze e preoccupazioni, i responsabili della
società sono chiamati a dare maggiore rilevanza all’educazione in tutte le sue
dimensioni formali e informali, coordinando gli sforzi per sostenere e assicurare, in
questo tempo difficile, l’impegno educativo di tutti.
È tempo di guardare avanti con coraggio e speranza. Le istituzioni educative
cattoliche hanno in Cristo – via, verità e vita (cfr Gv 14, 6) – il loro fondamento e una
fonte perenne di «acqua viva» (cfr Gv 4,7-13) che rivela il senso nuovo dell’esistenza
e la trasforma. Pertanto, ci sostenga la convinzione che nell’educazione abita il seme
della speranza: una speranza di pace e di giustizia.
Città del Vaticano, 10 settembre 2020
Prefetto
Angelo Vincenzo ZANI
Arciv. tit. di Volturno
Segretario
- PAPA FRANCESCO, Momento straordinario di preghiera sul sagrato della Basilica di San Pietro, 27.03.2020.
- PAPA FRANCESCO, Lettera enciclica Laudato si', 24 maggio 2015, 137
- PAPA FRANCESCO, Lettera enciclica Laudato si', 24 maggio 2015, 225.
- PAPA FRANCESCO, Messaggio Urbi et Orbi, 12 aprile 2020.
- PAPA FRANCESCO, Messaggio per il lancio del Patto educativo, 12 settembre 2019.
- PAPA FRANCESCO, Udienza generale, 12 agosto 2020.
- PAPA FRANCESCO, Discorso ai partecipanti all’Assemblea Plenaria della Congregazione per l’Educazione Cattolica, 20 febbraio 2020.
- Cfr CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, Educare all’umanesimo solidale. Per costruire una civiltà dell’amore a 50 anni dalla Populorum progressio, 16 aprile 2017, VI.
- http://www.cec.va/content/dam/cec/Documenti /COMUNICATO%20global%20compact%20IT%2014-05-2020.pdf